TELEFONI CELLULARI E INFERTILITÀ MASCHILE 

I telefoni cellulari sono diventati una parte vitale della vita di tutti i giorni.

Tuttavia i rischi per la salute associati al loro utilizzo sono spesso trascurati.

Da tempo si discute se esiste un nesso tra l’uso del telefono cellulare e la scarsa qualità del liquido seminale, riconosciuta come una causa comune di infertilità maschile.

Alcune ricerche americane condotte dalla Cleveland Clinic in Ohio hanno mostrato una influenza negativa delle onde elettromagnetiche sugli spermatozoi, quando queste agiscono ad una certa distanza dal liquido seminale contenente gli spermatozoi.

Queste ricerche indicherebbero che la motilità degli spermatozoi tende a diminuire quando aumenta l’esposizione alle onde elettromagnetiche.

In particolare sono stati testati in laboratorio campioni di sperma dopo esposizione a queste onde a radiofrequenza (RF-EMW) emesse da un telefono cellulare in chiamata, mentre altri campioni usati come controllo non sono stati esposti a RF-EMW.

E’ emerso in particolare che in campioni di sperma esposti al RF-EMW esiste un aumento di produzione di ROS (specie reattive dell’ossigeno), sostanze tossiche ossidanti che si producono continuamente durante il metabolismo delle cellule e che normalmente sono neutralizzate dalle sostanze capaci di contrastarle (cioè dagli antiossidanti), presenti nell’organismo

I ROS vengono prodotti continuamente dagli spermatozoi, che però in caso di esposizione alle onde se ne formerebbero molti di più.

Si viene così a creare una sovrabbondanza di ROS rispetto alla capacità antiossidante dell’organismo (stress ossidativo), vera causa del danno.

Si è ipotizzato che il sistema RF-EMW possa agire sulla membrana plasmatica degli spermatozoi provocando una diminuzione della motilità e della vitalità di queste particolari cellule.

In generale, secondo questo studio, l’esposizione a RF-EMW, con lo stress ossidativo cronico che produce, potrebbe avere effetti simili a quelli del fumo o del varicocele, mettendo in pericolo la fertilità maschile.

Su questi stessi campioni di spermatozoi esposti a onde elettromagnetiche è stata anche valutata la frammentazione del loro DNA, ma i risultati dello studio non hanno, per fortuna, evidenziato un cambiamento nella integrità del DNA rispetto ai campioni non esposti alle onde.

Bisogna comunque tener presente che questi sono studi effettuati in laboratorio e che la principale differenza tra le condizioni degli esperimenti e l’esposizione reale del corpo (testicoli) alle onde elettromagnetiche a radiofrequenza è la presenza di uno spesso strato di tessuti che separano il telefono cellulare dagli organi riproduttivi.

Ulteriori ricerche sono quindi necessarie per confermare o meno gli effetti dannosi dei telefonini sugli organi della riproduzione in condizioni reali di vita. Inoltre, l’abitudine comune di tenere il telefonino nelle tasche anteriori dei pantaloni potrebbe aumentare sensibilmente la temperatura scrotale e testicolare.

L’aumentata temperatura degli organi sessuali, è conosciuta, come una delle cause di cattivo funzionamento testicolare e alterata produzione degli spermatozoi.

ALCUNI CONSIGLI UTILI:

■Non portare il telefono nella tasca anteriore dei pantaloni.

■Telefonare e navigare online quando si è in condizioni di ottima ricezione del segnale, così da ridurre l’emissione di onde dallo smartphone.

■Non appoggiare il telefono in grembo quando si è seduti, si è alla guida, al ristorante e così via.

■Non utilizzare sistemi commerciali per ridurre l’esposizione alle onde, perché non ce ne sono di efficacia dimostrata.

■Limitare l’uso dello smartphone ai bambini prima dei dieci anni.

STRESS OSSIDATIVO E INTEGRAZIONE ALIMENTARE DI COMPOSTI ANTIOSSIDANTI NELL’ INFERTILITÀ MASCHILE

Sono un’ Embriologa clinica, Specialistica in Patologia e Biochimica Clinica, e mi occupo da numerosissimi anni di infertilità e sterilità maschile.

Una percentuale variabile tra 30 e 80% dei casi di sub-fertilità maschile ha come causa o concausa gli effetti dannosi dello stress ossidativo.

Lo stress ossidativo si verifica quando le specie reattive dell’ossigeno(ROS), fisiologicamente presenti, riescono a superare le difese antiossidanti naturali del liquido seminale e a causare danni cellulari.

Recenti studi scientifici hanno riportato che livelli di ROS siano soggetti a un aumento nel tempo, probabilmente a causa di fattori ambientali come le alte temperature, le radiazioni elettromagnetiche, la presenza di pesticidi, l’inquinamento, lo stile di vita, l’aumento della vita media, il consumo di alcol, il fumo, lo stress, l’obesità e la cattiva alimentazione.

Questi fattori da soli rappresentano fonti di danno alla spermatogenesi e il loro meccanismo di azione può dunque essere veicolato dai ROS.

Altri fattori includono infezioni,autoimmunità e particolari malattie croniche.

Le membrane cellulari degli spermatozoi sono ricche di acidi grassi poliinsaturi e sono suscettibili alla perossidazione mediata dai ROS.

Spermatozoi anomali e leucociti contenuti nel liquido seminale sono fonti interne di ROS.

Gli antiossidanti che si trovano naturalmente nel liquido seminale sono le vitamine E e C, la superossido-dismutasi, il glutatione e la tioredossina.

In sintesi questi agiscono come antiossidanti contrastando l’azione dei radicali liberi.

È stato riportato che gli uomini infertili hanno ridotti livelli di antiossidanti nel loro liquido seminale rispetto agli uomini fertili, mentre i livelli di ROS agiscono in maniera opposta danno da ROS e la frammentazione del DNA spermatico.

IN CHE MODO LE SPECIE REATTIVE DELL’.OSSIGENO (ROS) DANNEGGIANO GLI SPERMATOZOI?

Mediante due meccanismi principali: in primo luogo possono danneggiare la membrana degli spermatozoi compromettendone la motilità e la capacità di interagire efficacemente con la membrana dell’ovocita; in secondo luogo, sono in grado di alterare l’integrità del DNA degli spermatozoi.

Quest’ultimo aspetto èormai ritenuto fondamentale nella determinazione della normale fecondazione e dello sviluppo dell’embrione, sia nei concepimenti spontanei sia assistiti.

Infatti, molti uomini con parametri seminali considerati normali possono avere come unico motivo di ridotte possibilità di concepimento naturale proprio un elevato grado di danno all’integrità del DNA spermatico.

QUAL È IL RUOLE DEGLI ANTIOSSIDANTI?

Gli antiossidanti possono essere di natura biologica (enzimi) o chimica e il loro ruolo consiste nel ridurre il danno ossidativo.

La principale fonte di sostanze antiossidanti è l’alimentazione.

Per quanto riguarda la fertilità, gli studi clinici hanno valutato soprattutto vitamina E, vitamina C, carotenoidi, ubichinolo, folati,micronutrienti e zinco.

Una forte rilevanza hanno gli acidi grassi polinsaturi (PolyUnsaturated Fatty Acid, PUFA) che sono fonti di antiossidanti e comunemente assunti dalla popolazione come integratori alimentari.

I PUFA hanno due principali effetti sulla fertilità maschile: forniscono una fonte di sostanze antiossidanti e aumentano la fluidità della membrana plasmatica degli spermatozoi, favorendo il concepimento.

È importante sottolineare come questa azione di fluidificazione della membrana renda gli spermatozoi più sensibili a eventuali danni da ossidazione; l’azione dei PUFA sembra quella di una “spada a doppio taglio”.

I PUFA sono classificati in omega-3, omega-6 e omega-9 e quindi riscontrati nel pesce e negli oli vegetali.

Dunque l’ assunzione di antiossidanti sembra essere importante per determinare la qualità del liquido seminale: alcuni studi clinici sulla supplementazione con antiossidanti hanno dimostrato un aumento dei tassi di fecondazione, attraverso la riduzione dello stress ossidativo, della perossidazione dei lipidi.

IL RUOLO DELLA TIROIDE NELLA FERTILITÀ E DURANTE LA GRAVIDANZA

La tiroide è una ghiandola endocrina con forma “a farfalla” e si trova nella parte anteriore del collo, davanti e intorno alla trachea

La sua attività è regolata dall’ipofisi, un’altra ghiandola endocrina che si trova alla base del cervello e che produce (oltre a una serie di altri ormoni che regolano altre ghiandole) il TSH (Thyroid Stimulating Hormone, cioè l’ormone che stimola la tiroide).

La tiroide produce gli ormoni tiroidei tiroxina (T4) e triiodotironina (T3); quest’ultima è in realtà prodotta solo in piccola parte direttamente dalla tiroide e per il resto ottenuta a livello degli altri tessuti a partire dalla T4 ed è l’ormone maggiormente attivo.

La sua azione si svolge in tutto l’organismo, dal momento che gli ormoni tiroidei regolano l’attività di tutte le cellule.

Quando la tiroide non funziona bene possono verificarsi l’ipotiroidismo o l’ipertiroidismo.

Con i termini ipotiroidismo ed ipertiroidismo si vogliono distinguere due aspetti problematici che riguardano la ghiandola tiroidea.

Nella prima si intende una scarsa attività di questa ghiandola, al contrario, nella seconda, un’attività troppo intensa.

Anche se si tratta di due condizioni agli antipodi, l’ipertiroidismo, che è tipicamente femminile, e l’ipotiroidismo sono entrambi ben visibili nelle persone che ne sono affette.

Coloro che presentano queste due patologie infatti manifestano non raramente segni fisici ben evidenti e simili tra loro, nonostante la diversa natura della causa.

L’ingrossamento del collo e spesso anche degli occhi sono spesso la spia di entrambe le patologie che però si distinguono poi attraverso altri aspetti di carattere neuro-psichiatrico, come iperattività o poca reattività, troppo appetito o quasi nullo.

Ciò avviene chiaramente perché in entrambi i casi il corpo può manifestare disagi simili, ma con un’attenta analisi clinica può essere valutata la gravità e l’esatta causa della sintomatologia, la quale può essere dunque corretta attraverso semplici terapie che vanno attentamente valutate per ogni singolo individuo.

QUAL E’ LA FUNZIONE DELLA TIROIDE NELLA GRAVIDANZA?

La corretta funzionalità degli ormoni regolati dalla tiroide hanno una fondamentale importanza sia per la fertilità maschile e femminile, sia per la salute della futura mamma e sia per quella del feto e del bambino che verrà al mondo.

Un difetto, anche se lieve, nel funzionamento di questa importante ghiandola può infatti condizionare il corretto evolversi della gravidanza, oltre che addirittura poter provocare un aborto o rendere il concepimento complicato se non impossibile.

Questo non sta però a significare che una donna affetta da ipotiroidismo o ipertiroidismo, avrà sistematicamente dei problemi durante la gestazione o ne avrà il bambino che darà alla luce.

Sono numerosi infatti i casi in cui donne con problemi tiroidei non curati hanno portato a termine una gravidanza senza ombra di problema.

Purtroppo però sono molto più alti i numeri che parlano di complicanze in presenza di disfunzioni della ghiandola tiroidea.

Anche se una parte delle dinamiche con cui gli ormoni influenzano i vari aspetti della gravidanza è materia ancora in parte da esplorare, è appurato invece che, durante i primi tre mesi, a partire dal concepimento, viene richiesto uno sforzo da parte di questa importante ghiandola per sopperire ad una carenza di ormoni tiroidei nel feto.

E’ per questo che, soprattutto prima ancora del concepimento, occorrerebbe monitorare la salute della tiroide, valutare la possibile necessità di iodio od ormoni ed effettuare delle analisi specifiche per tutto il periodo della gestazione, oltre che una ecografia che ne valuti grandezza e caratteristiche.

L’IMPORTANZA DELLA TIROIDE NELLA FERTLITA’

Le ultime ricerche in campo medico, sul tema del rapporto della tiroide sulla riproduttività, hanno nuovamente confermato l’importante correlazione che vi è tra questi due aspetti.

Sembrerebbe, purtroppo, che nelle persone con mal funzionamenti a questa ghiandola corrisponderebbe una notevole riduzione nelle possibilità di concepire.

Infatti i difetti di varia natura sull’attività della tiroide causerebbero una difficoltà maggiore nell’ottenere una gravidanza, sia nel momento dell’impianto, ossia quando l’ovulo fecondato si “aggrappa” alla parete uterina, sia a gravidanza inoltrata, creando altre gravi problematiche al feto.

Le percentuali che riguardano queste casistiche hanno dei numeri abbastanza rilevanti, tali da mettere in evidenza una presenza notevole sia di ipertiroidismo, sia di ipotiroidismo, in particolare in molte delle donne che manifestavano disturbi legati alla fertilità.

Anche se le dinamiche dei reali meccanismi con la quale la tiroide influenza la fertilità ed il concepimento non sono stati ancora del tutto chiariti, è cosa certa ormai che determinate terapie, da effettuare a tempo debito, riuscirebbero a migliorare la fertilità, con il semplice ausilio di terapie ormonali integrative.

Essendo questa una materia che riguarda specialmente degli aspetti che investono i valori ormonali, è chiaro che le terapie e le analisi, tendono a focalizzare l’attenzione su questi ultimi.

Osservando infatti i livelli di TSH, l’ormone ipotalamico in grado di stimolare la tiroide ed incentivare la secrezione degli ormoni tiroidei, è possibile ottenere un primo quadro generale.

Il TSH è a sua volta però controllato da un altro ormone, il TRH, il quale si relaziona agli altri ormoni tiroidei ed è per questo che si ha la necessità di valutare a fondo i livelli di tutti gli ormoniche interessano la gestazione.

Propongo a tutte le coppie che seguo di effettuare il prelievo del TSH prima del concepimento, prima qualsiasi Tecnica di Procreazione Medicalmente Assistita e durante poi la gravidanza.

Mi avvalgo della collaborazione di un’eccellente endocrinologa esperta nel settore da numerosi anni.

Ritengo sia sempre meglio prevenire che dover affrontare problematiche importanti future, soprattutto per la salute psico-motoria del nascituro.

Credo fermamente in quel gesto sottile che si chiama attenzione.

Per una consulenza personalizzata, puoi contattarmi sull’ email: info@fecondazione-salerno.it oppure sul seguente recapito telefonico : 3204046905

FERRO E FERRITINA: IL LORO RUOLO NELLA GRAVIDANZA E NELLA FERTILITÀ

Il ferro è un componente essenziale dell’emoglobina, una proteina eritrocitaria che trasferisce ossigeno dai polmoni ai tessuti. Come componente della mioglobina, una proteina che fornisce ossigeno ai muscoli, il ferro supporta il metabolismo energetico.

Il ferro è inoltre necessario per la crescita, lo sviluppo, il normale funzionamento cellulare e la sintesi di alcuni ormoni e del tessuto connettivo.

Il ferro è un minerale naturalmente presente in molti alimenti in due forme principali: “eme” e “non-eme”.

Le piante e gli alimenti arricchiti di ferro contengono ferro non-eme, mentre carne, pesce e pollame contengono ferro sia eme che non-eme.

Il ferro eme, che si forma quando il ferro si combina con la protoporfirina IX, può essere assorbito nel duodeno, mentre il ferro non-eme necessita di una preventiva trasformazione in ione ferroso con il contributo della vitamina C per essere assorbito nel lume intestinale.

La maggior parte dei 3-4 grammi di ferro elementare presente nell’uomo adulto è legato all’emoglobina.

Gran parte del ferro rimanente è immagazzinato in forma di ferritina o emosiderina (prodotto di degradazione della ferritina) nel fegato, nella milza e nel midollo osseo o si trova nella mioglobina del tessuto muscolare.

Gli esseri umani, in genere, perdono solo piccole quantità di ferro nelle urine e nelle feci; le perdite di ferro sono maggiori nelle donne con mestruazioni, a causa della perdita di sangue.

L’epcidina è un ormone peptidico circolante prodotto dal fegato e di recente scoperta che ha la funzione chiave di regolare sia l’assorbimento del ferro che la sua distribuzione in tutto il corpo.

La ferritina rappresenta una proteina intracellulare deputata allo stoccaggio e al rilascio controllato del ferro.

Essa è prodotta dalla maggior parte degli organismi viventi, incluse alghe, batteri, piante e animali.

Nell’uomo si comporta da “tampone” per contrastare sia le insufficienze che i sovraccarichi di ferro.

La maggior parte della ferritina si trova in forma citosolica, ma una quota viene secreta nel siero e funziona da trasportatore del ferro.

Questa quota di ferritina plasmatica è un marker
indiretto della quantità di ferro totale dell’organismo ed è pertanto utilizzata nei test diagnostici.

La ferritina è un complesso sferico composto da 24 subunità proteiche nel quale il ferro è immagazzinato in forma solubile e non tossica.

Nella ferritina, il ferro è rinchiuso all’interno in un guscio proteico, l’apoferritina, che può captare il Fe2+ (ione ferroso) ed ossidarlo affinché venga depositato come Fe3+(ione ferrico).

Le carenze di ferro isolate non sono molto comuni nei Paesi industrializzati, se non in presenza di cattiva alimentazione, disturbi dell’assorbimento e perdita di sangue.

Le persone con carenza di ferro hanno generalmente altre carenze nutrizionali.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) stima
che circa la metà dei 1,62 miliardi di casi di anemia in tutto il mondo siano dovuti alla carenza di ferro che rappresenta pertanto il più comune dei deficit nutrizionali.

QUAL E’ IL RUOLO NELLA GRAVIDANZA?

Secondo alcuni studi è emerso che durante la gravidanza si assiste a un progressivo aumento degli stati di insufficienza di ferro: 7% nel primo trimestre, 14% nel secondo trimestre e 30% nel terzo trimestre.

La supplementazione di ferro, insieme a quella di acido folico,
rappresenta un intervento comune tra le donne gravide al fine di prevenire l’anemia ed è considerata avere un effetto positivo sulla salute materno-fetale.

Infatti, se la madre raggiungesse livelli di insufficienza per questi nutrienti, sarebbero incapaci di sostenere le richieste metaboliche del feto in accrescimento.

Le conseguenze dell’anemia da carenza di ferro in gravidanza sono serie e possono includere, ad esempio, ritardo dello sviluppo psicomotorio e maggiore rischio di infezioni.

QUAL E’ IL RUOLO NELLA FERTILITA’?

Nonostante gli effetti noti del ferro sul benessere generale, pochi studi hanno esaminato la relazione tra lo stato del ferro e la fertilità nelle donne.

Risulta evidente che le utilizzatrici di integratori
di ferro e le donne che assumono maggiori dosi di ferro non-eme hanno un rischio di infertilità ovulatoria significativamente ridotto.

Inoltre, va sottolineato che la presenza di ferro è essenziale per lo sviluppo degli ovociti, quindi un basso livello di questo minerale può causare problemi nella crescita dei gameti.

Dunque alcuni consigli utili: Gli integratori di ferro vanno assunti a digiuno con acqua o succhi di frutta naturali, e non con il latte, in quanto il calcio, così come il tè e caffè, interferisce sull’assorbimento del ferro.

La vitamina C migliora l’assorbimento del ferro.

Occorre bere e mangiare cibi con vitamina C, e allo stesso tempo consumare alimenti ricchi di ferro o assumere integratori di ferro.

Tra gli alimenti con vitamina C figurano il succo d’arancia o di pomodoro, le fragole, i peperoni verdi o rossi.

VITAMINA D E FERTILITÀ

La vitamina D 2 è presente negli alimenti di origine vegetale e viene assunta attraverso l’alimentazione; la vitamina D3 invece viene sintetizzata attraverso la pelle, grazie all’esposizione ai raggi solari, ed è presente nei prodotti di origine animale.

In entrambe le forme, la vitamina D svolge importanti funzioni biologiche: ecco quali sono le principali.

La vitamina D è alla base di importanti funzioni biologiche, così vitali per il nostro organismo da essere definita “para-ormone” (perché esercita la sua attività su organi e apparati, proprio in modo simile a un ormone). In primo luogo, è fondamentale per l’apparato scheletrico, poiché mantiene le ossa forti e sane, da un lato è necessaria alla loro formazione, dall’altro previene le fratture e l’osteoporosi.

Bassi livelli di vitamina D sono infatti strettamente correlati alla depressione, e spesso innescano gli attacchi di fame compulsiva tipica della depressione reattiva.

In più, favorisce la produzione di leptina, un ormone coinvolto nella regolazione del metabolismo lipidico e del consumo energetico, che attenua lo stimolo della fame.

QUALI SONO GLI ALIMENTI RICCHI DI VITAMINA D?

Nel mondo vegetale, invece, la vitamina D scarseggia ed è sempre presente come forma D2. Le fonti migliori in questo caso sono la frutta secca (mandorle, noci) , funghi e fagioli.

QUALI SONO LE CONSEGUENZE DI UNA CARENZA DI VITAMINA D?

La carenza di vitamina D colpisce soprattutto le persone che non si espongono a sufficienza alla luce solare, come le popolazioni dei Paesi nordici dove il sole scarseggia, ma possono soffrirne anche i bambini che non giocano abbastanza all’aperto, o gli adulti che passano molte ore al chiuso, le donne in menopausa perché sintetizzano meno vitamina D, e in particolar modo, gli anziani che perdono l’abitudine di uscire di casa.

CHE INCIDENZA HA SULLA FERTILITÀ?

Nell’uomo i recettori (porte di accesso) per la Vitamina D sono stati ritrovati anche all’interno dei testicoli confermando che la sua integrazione migliora la qualità spermatica, incrementa lo sviluppo sano del nucleo dello spermatozoo, aumenta i livelli di testosterone, che a loro volta incrementano il desiderio sessuale e la produzione spermatica, migliorando condizioni di oligospermia (ossia bassa concentrazione degli spermatozoi nel liquido seminale).

Nelle donne si è visto che in presenza di cicli anovulatori (ossia senza ovulazione) l’integrazione della Vitamina D ripristina la normale funzionalità ovarica, in particolare è stato riscontrato un deficit della Vitamina D soprattutto nelle donne con PCOS, sindrome dell’ovaio policistico, evidenziando che l’integrazione con la Vitamina D permette di regolarizzare il ciclo mestruale, la glicemia e la secrezione insulinica e nelle donne con scarsa riserva ovarica permette di migliorare il valore dell’AMH, che spesso risulta basso a causa di bassi livelli di Vitamina D.

Gli ultimi studi scientifici evidenziano una stretta correlazione tra la Vitamina D e il sistema immunitario, perciò non solo è fondamentale in condizioni patologiche di autoimmunità soprattutto nel primo trimestre di gravidanza in cui un’iperattività del sistema immunitario può determinare un vero e proprio rigetto dell’embrione.

Inoltre altri studi evidenziano la presenza della Vitamina D nel liquido follicolare che nutre e permette lo sviluppo degli ovociti nelle ovaie, l’integrazione dunque migliorerebbe anche le possibilità di impianto.

Tali evidenze scientifiche rendono necessaria l’integrazione della Vitamina D *dopo analisi del sangue per valutare comunque i livelli, che se alti possono essere anche tossici* prima di iniziare un percorso di PMA o se si è in cerca di una gravidanza, in modo da raggiungere almeno un livello sufficiente pari a 30 ng/mL e fino ad arrivare al valore di 50-60 ng/mL.

Ovviamente anche integrando è fondamentale bilanciare la produzione delle vitamine mediante l’alimentazione o valutando anche l’integrazione della Vitamina K2 e del magnesio.

Dunque, è importante integrare la Vitamina D in quanto bassi livelli sono causa di aborti ricorrenti, di continui insuccessi nei percorsi di PMA, aumentato rischio di pre-eclampsia e disfunzioni a carico della placenta.

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COSA S’INTENDE PER LEUCOCITOSPERMIA?

La presenza dei leucociti è stata evidenziata lungo l’intero tratto riproduttivo maschile e nel liquido seminale dove in condizioni fisiologiche rappresentano circa il 5% delle cosiddette “round cells “.

I tre sottotipi di leucociti sono presenti in quantità differenti nell’eiaculato, in particolare i granulociti polimorfonucleati (PMN) rappresentano il 50-60% dell’intero numero di leucociti, i macrofagi il 20-30% e i linfociti T il 5%.

Secondo l’OMS, se la concentrazione di leucociti nel liquido seminale, valutata mediante il test della perossidasi, supera il valore di 1×106/ml si è in presenza di una condizione patologica definita “leucocitospermia”.

Questa condizione colpisce circa il 20% dei maschi infertili, tuttavia in letteratura è ancora controverso e dibattuto il significato clinico di tale condizione nella patogenesi dell’infertilità maschile.

La leucocitospermia è un frequente reperto seminale, che spesso non si associa ad un quadro di infezioni genito-urinarie microbiologicamente dimostrabili; in questi casi è stato ipotizzato che i leucociti originano dall’epididimo e sembra abbiano effetti favorevoli sulla qualità del liquido seminale, giocando un ruolo importante nella immunosorveglianza e nella fagocitosi degli spermatozoi morfologicamente anomali .

Una produzione eccessiva degli stessi sembra derivare, invece, dalla prostata e riflette la presenza di un’infezione prostatica.

Mentre alcuni autori non hanno riscontrato alcun effetto dannoso della leucocitospermia sugli spermatozoi , altri invece evidenziano conseguenze negative su alcuni parametri del liquido seminale e sull’outcome delle tecniche di procreazione medicalmente assistita.

Uno dei meccanismi attraverso cui alte concentrazioni di leucociti possono alterare la funzionalità degli spermatozoi è correlato al danno indotto dai radicali liberi dell’ossigeno (ROS) prodotti dai leucociti attivati durante o dopo l’eiaculazione.

Il danno ossidativo può andare perciò a peggiorare la qualità degli spermatozoi, alterandone alcune caratteristiche come la morfologia, la motilità e la concentrazione e provocando dunque problemi di funzionalità degli spermatozoi che si riflettono sulla fertilità dell’individuo.

Sono stati condotti anche alcuni trial di trattamento della leucocitospermia mediante antibiotici assumendo che la causa della patologia fosse di tipo infettivo, ma tale terapia non ha portato ad una risoluzione della leucocitospermia e dei suoi effetti su parametri del liquido seminale.

In un altro studio un farmaco antihistamine-like, il ketotifen, ha invece migliorato la motilità e la morfologia degli spermatozoi in pazienti infertili leucocitospermici.

Secondo altri autori, la leucocitospermia influisce negativamente sugli esiti delle tecniche di fecondazione assistita ed in particolare viene messa in luce una riduzione dei tassi di fertilizzazione degli ovociti, del successivo sviluppo degli embrioni ed una riduzione dei tassi di gravidanza.

Questi dati assieme alla constatazione che vi è una maggior prevalenza di leucociti nei liquidi seminali di pazienti infertili rispetto a quella di soggetti fertili, confermano il fatto che la valutazione della leucocitospermia è un’indagine significativa nell’analisi dell’infertilità maschile.

La conta dei leucociti seminali viene eseguita in laboratorio mediante il test della perossidasi, che rappresenta il metodo standard definito dalla OMS (1999); tuttavia tramite tale tecnica si quantificano solamente i PMN e la conta risulta inappropriata in presenza di basse concentrazioni di leucociti.

La citofluorimetria invece, mediante l’utilizzo di anticorpi monoclonali, permette di quantificare e tipizzare i leucociti in modo rapido ed inoltre risulta molto sensibile a basse concentrazioni di leucociti.

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I DANNI DELL’ALCOL SULLA FERTILITÀ FEMMINILE E MASCHILE

È risaputo che l’abuso di alcol danneggia molti organi ed interferisce con molte funzioni vitali.

In particolare l’alcol causa danni diretti alle cellule, soprattutto del fegato e del sistema nervoso centrale ed è, inoltre, una sostanza potenzialmente cancerogena.

L’abuso di alcol ha un ruolo rilevante ed incide negativamente sulla fertilità.

L’alcol infatti interferisce con il funzionamento delle ghiandole che regolano la produzione degli ormoni sessuali e questo causa una riduzione della fertilità sia nell’uomo che nella donna.

Nell’uomo alcolista si riscontrano fenomeni quali riduzione dei livelli di testosterone ed LH, aumento dei livelli di estrogeni, basso numero di spermatozoi ed alta incidenza di alterazioni morfologiche degli stessi.

Ciò può comportare impotenza, infertilità ed alterazione delle caratteristiche sessuali secondarie, quali ad esempio la barba.

Nelle donne l’abuso di alcol può essere responsabile di una minore produzione degli ormoni femminili determinando una insufficienza ovarica che si manifesta con irregolarità mestruali fino alla scomparsa del ciclo, assenza di ovulazione, infertilità e menopausa precoce.

La gravità degli effetti dell’abuso di alcol sulla fertilità dipende da molteplici fattori.

In particolare vanno considerate le seguenti condizioni:

QUANTO SI BEVE: Non esiste una quantità di alcol sicura o raccomandabile. 

Un uomo non dovrebbe assumere più di 20-40 gr. di alcol al giorno (2-3 bicchieri) e una donna più di 10-20 gr. (1-2 bicchieri).

Le donne sono più vulnerabili agli effetti dell’alcol rispetto agli uomini in quanto hanno una massa corporea inferiore, minore quantità di acqua corporea e minore efficienza dei meccanismi di metabolizzazione dell’alcol.

COME SI BEVE: È opportuno ricordare che le bevande alcoliche vanno consumate sempre con moderazione e a stomaco pieno, cioè durante i pasti, perché il cibo ne rallenta l’assorbimento. In caso di consumo, si preferiscano bevande a bassa gradazione alcolica come vino e birra.

IN QUALE PERIODO DELLA VITA: Al di sotto dei 18 anni e nel corso dell’infanzia e dell’adolescenza sono da evitare tutte le bevande alcoliche, poiché la capacità per l’organismo di smaltire l’alcol si completa solo intorno ai 18-20 anni.

È opportuno ricordare che la legge vieta la somministrazione di bevande alcoliche ai minori di 18 anni.

ALCOL E FUMO: Molto spesso si è osservato che chi beve spesso e fuma, seguendo quindi uno stile di vita che complessivamente incide in modo negativo sulla fertilità. Molti studi infatti ipotizzano una sinergia ed un potenziamento reciproco tra questi fattori.

ALCOL E GUIDA: È opportuno ricordare che l’alcol alla guida è sempre rischioso. L’alcol alla guida è la principale causa di morte tra i giovani di età compresa fra i 15 e i 29 anni. La Legge Italiana stabilisce che il tasso alcolemico di chi guida non deve superare il valore dello 0,5 gr/l e per i giovani di età inferiore ai 21 anni e i neopatentati, il valore del tasso alcolemico deve essere pari a 0 gr/l.

Dunque consiglio a tutte le coppie vogliono diventare genitori di evitare di bere bevande alcoliche, in quanto possono compromettere la qualità dei gameti e degli embrioni.

Per una consulenza personalizzata, puoi contattarmi sull’email: info@fecondazione-salerno.it oppure sul seguente recapito telefonico: 3204046905.

ALIMENTAZIONE E FERTILITÀ: ALCUNI CONSIGLI UTILI

Circa il 12% delle infertilità dipende da eccessivo peso ponderale o magrezza nella donna. Infatti, per poter portare avanti una gravidanza in maniera ottimale, sarebbe opportuno avere un peso che rientri nel range di normopeso.

L’indice di massa corporea (BMI) si calcola in questo modo: peso (kg)/altezza*2(m2).

In un soggetto normopeso, questo indice dà un risultato tra 18,5 e 25. Se il BMI è inferiore a 18,5 si parla di sottopeso, se è superiore a 25 si parla di sovrappeso e obesità.

All’aumentare del peso, i cicli mestruali diventano irregolari fino ad un possibile scompenso della funzione riproduttiva.

Mentre nelle donne sottopeso e in quelle che praticano un’attività fisica eccessivamente intensa, si può osservare una difficoltà nell’ovulazione e di conseguenza nel concepimento, per una carenza estrogenica.

Inoltre, il sottopeso della madre può rappresentare un rischio per la crescita del feto. Ricordiamo anche che in alcune donne si può osservare una difficoltà nell’ovulazione legata alla policistosi ovarica.

Le donne con policistosi ovarica spesso hanno un indice di massa corporea indicativo di sovrappeso o obesità.

Anche nell’uomo l’obesità può favorire l’infertilità; in ogni caso, basandoci sui dati di letteratura a nostra disposizione, sembra che solo le obesità molto gravi possano avere questi effetti.

Tuttavia, è stato osservato che alte concentrazioni di grassi trans possono ridurre la concentrazione dello sperma.

In conclusione, per favorire la fertilità femminile e maschile è consigliata una dieta normocalorica, bilanciata e in alcuni casi ricca in antiossidanti.

Per la Donna fornisco alcune indicazioni:

  • Seguire le raccomandazioni per una corretta alimentazione nella popolazione generale in merito alla riduzione di grassi soprattutto di origine animale, di bevande ed alimenti ricchi di zuccheri e all’assunzione di adeguate porzioni di frutta e verdura.
  • Buona idratazione.
  • Preferire il consumo di proteine di origine vegetale.
  • Garantire un corretto apporto di vitamine. In particolare coprire i fabbisogni di acido folico. E’ opportuno che le donne che si accingono a sostenere una gravidanza valutino col proprio medico la necessità di assumere integratori nutrizionali a base di acido folico.
  • Garantire un corretto apporto di ferro. Le donne in età fertile, soprattutto se hanno un flusso mestruale molto abbondante, spesso non riescono a soddisfare con la dieta il proprio fabbisogno di ferro che trovano in prodotti animali (ferro eme) e in prodotti dal mondo vegetale (ferro non eme). In questo caso è opportuno che venga valutata, col proprio medico, la necessità di assumere un integratore nutrizionale a base di ferro.

Per l’Uomo altre indicazioni importanti:

  • Seguire le raccomandazioni per una corretta alimentazione nella popolazione generale in merito alla riduzione di grassi soprattutto di origine animale, di bevande ed alimenti ricchi di zuccheri e all’assunzione di adeguate porzioni di frutta e verdura.
  • Effettuare una colazione completa (latte o yogurt + carboidrati).
  • Consumare pasti completi (carboidrati + proteine + verdura) a pranzo e cena.
  • Buona idratazione.
  • Garantire un corretto apporto di vitamine e antiossidanti. Valutare con il proprio medico l’eventuale supplementazione di antiossidanti utilizzando dei prodotti presenti in commercio a base di carnitina, arginina, vitamine e altre sostanze come zinco e coenzima Q10.

ALIMENTI CONSENTITI E CONSIGLIATI:

  • Verdura, almeno una porzione ad ogni pasto, cruda o cotta. La varietà nella scelta permette di introdurre correttamente i Sali minerali, le vitamine e gli antiossidanti necessari per l’organismo.
  • Le verdure a foglia verde scuro sono quelle maggiormente ricche di acido folico importante soprattutto per la donna per raggiungere i fabbisogni giornalieri prima del concepimento.
  • Frutta, circa due-tre frutti di medie dimensioni. La frutta andrebbe consumata con la buccia (ben lavata).
  • Privilegiare quella ricca di vitamina C come arance e altri agrumi. 
  • Riso, pasta e pane integrali in alternativa ai corrispettivi raffinati. Carboidrati complessi andrebbero consumati ad ogni pasto.
  • I prodotti integrali sono particolarmente indicati perché ricchi di zinco che è un nutriente essenziale per il benessere degli spermatozoi e degli ovociti. Pesce (fresco o surgelato).
  • È consigliabile consumarlo, nelle dosi prescritte, almeno tre volte alla settimana preferibilmente cucinato alla griglia, al forno, al vapore o arrosto.
  • Ricco di omega 3 e zinco è importante sia per il benessere degli ovociti che per il benessere degli spermatozoi e per la salute del cuore. 
  • Carne: manzo, vitello, vitellone, pollo, coniglio, tacchino, lonza di maiale, cavallo, scelte nelle parti più magre e private del grasso visibile.
  • La carne è un’importante fonte di ferro ed è bene assumerla almeno 3 volte alla settimana.
  • I legumi (ceci, fagioli, piselli, fave, ecc.) sono un’importante fonte di proteine vegetali (possono pertanto essere considerati dei veri e propri secondi piatti) da preferire a tutti gli alimenti ricchi di proteine.
  • Si consiglia di consumarli in associazione ai cereali (2-3 volte alla settimana) componendo così dei piatti unici.
  • Ricchi di zinco in grado di favorire il concepimento e la qualità degli ovociti e degli spermatozoi.
  • Formaggi da consumare come secondo, al posto di carne (2 volte a settimana) o due uova (1 volta a settimana), 100 g di formaggi freschi come mozzarella, certosino, scamorza fresca, caciottine fresche, o 50 g di formaggi stagionati come il Grana Padano DOP che è possibile consumare anche giornalmente grattugiato (1 cucchiaio è pari a 10 g) per condire pasta, riso e verdure.
  • Il Grana Padano è un concentrato di latte, ma ha meno grassi del latte fresco intero con cui è fatto perché durante la lavorazione è parzialmente decremento per affioramento naturale.
  • E’ grazie a questa caratteristica produttiva che si riduce la presenza di grassi saturi rendendolo un formaggio adatto all’uso quotidiano in molte diete. 
  • Uova, il loro consumo è importante ma, non deve essere superiore a due uova la settimana, compreso il loro utilizzo per la preparazione di altri piatti. Cucinate sode, alla coque, in camicia o strapazzate con verdure o pomodoro.
  • Affettati, la scelta va limitata al consumo di quelli più magri (prosciutto cotto, crudo, bresaola, speck, arrosto di tacchino e pollo) privandoli del grasso visibile nelle quantità consentite nella dieta senza superare le due volte la settimana.
  • Latte ed i suoi derivati quali importante fonte di calcio e di vitamina D.
  • E’ importante ricordare che, oltre ad essere assunta con la dieta, la vitamina D può anche essere sintetizzata dal nostro organismo. Per favorire una sintesi ottimale di vitamina D occorre un’esposizione alla luce del sole moderata ma giornaliera, pari a circa 20’ nel periodo invernale e 10’ nel periodo estivo (evitando le ore più calde e le ore centrali della giornata.
  • Bere almeno 1,5 litri di liquidi al giorno. Olio extravergine d’oliva a crudo, aggiunto alle pietanze col cucchiaio e con moderazione.

CONSIGLI COMPORTAMENTALI:

  • Una regolare attività fisica, preferibilmente di tipo aerobico, a bassa intensità e lunga durata (come la corsa, la camminata, il nuoto, ecc.) favorisce il calo ponderale.
  • Rendere lo stile di vita più attivo (abbandona la sedentarietà! Vai al lavoro a piedi, in bicicletta o parcheggia lontano, se puoi evita l’uso dell’ascensore e fai le scale a piedi).
  • Non fumare! Il fumo favorisce l’infertilità. In caso di sovrappeso o obesità si raccomanda la riduzione del peso e del “giro vita” ossia la circonferenza addominale, indicatore della quantità di grasso depositata a livello viscerale.
  • Valori di circonferenza vita superiori ad 80 cm nella donna e 94 cm nell’uomo si associano ad un rischio cardiovascolare “moderato”.
  • Valori superiori ad 88 cm nella donna e 102 cm nell’uomo sono associati ad un rischio cardiovascolare “elevato”. Attenzione alle malattie sessualmente trasmesse.
  • Seguire le norme per una corretta igiene intima.
  • E’ consigliabile per l’uomo evitare eccessivo calore nella zona scrotale (vita sedentaria, molte ore alla guida, uso smoderato di telefonini riposti spesso nella tasca, abiti troppo stretti, tessuti sintetici…): temperature troppo alte possono danneggiare gli spermatozoi (non in modo permanente), soprattutto se protratte per lunghi periodi.
  • Gli uomini che fanno uso di steroidi anabolizzanti per aumentare la forza e la massa muscolare, possono avere ripercussioni negative sulla capacità di procreare.

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POSTICIPARE LA MATERNITÀ MEDIANTE LA METODICA DEL “SOCIAL FREEZING”

Oggi, sempre più donne sono costrette a posticipare o addirittura rinunciare al loro progetto di maternità.

Stili di vita, ricerca della stabilità economica, affermazione professionale o problemi di salute, sono solo alcuni dei fattori che possono portare una donna a posticipare il suo progetto di maternità.

La metodica del Social Freezing, ovvero la vitrificazione degli ovociti a proprio beneficio futuro, offre una nuova possibilità alle donne in età fertile, per le quali sarà possibile preservare la propria fertilità, per accedere successivamente alle procedure di procreazione medicalmente assistita qualora non si riesca a concepire in modo spontaneo. Ciò  consente così una pianificazione della gravidanza nei diversi scenari e contesti sociali e in relazione alle scelte e al vissuto di ogni singola donna.

Essa è attuabile quando la riserva ovarica risulta mantenuta e nella norma.

Per riserva ovarica si intende il patrimonio follicolare, e quindi ovocitario, presente in un determinato momento della vita di una donna.

La perdita progressiva del potenziale di fertilità che si verifica nelle donne con il passare degli anni è essenzialmente dovuto al declino quantitativo, oltre che qualitativo, dei follicoli ovarici; un processo che diventa più rapido dopo i 35 anni, quando oltre alla riduzione del numero totale di follicoli aumentano anche, in maniera considerevole, le alterazioni della struttura degli ovociti stessi.

Inoltre, in determinate condizioni, il patrimonio follicolare potrebbe essere notevolmente ridotto anche in donne di età più giovane.

Per esempio, potrebbero essere esposte ad un rischio precoce di riduzione della capacità ovulatoria le donne sottoposte in passato a chirurgia pelvica con asportazione di tessuto ovarico (asportazione di cisti ovariche, endometriomi, neoplasie borderline, cisti dermoidi) come anche le donne che appartengono a famiglie con positività per menopausa precoce od ancora le donne che hanno vissuto l’esperienza di un tumore maligno e che sono state sottoposte in passato a chemio e/o radioterapia .

In queste ed altre condizioni, che possono essere responsabili di una ridotta fertilità ovarica, è opportuno valutare tempestivamente la riserva ovarica di una donna, al fine di offrire adeguati trattamenti terapeutici.

COME VIENE EFFETTUATO IL SOCIAL FREEZING?

Il trattamento si articola in diverse fasi: colloquio preliminare presso il mio studio, valutazione della riserva ovarica mediante dosaggio ormonale (AMH, FSH, 17 beta estradiolo in fasefollicolare) e ecografia trans vaginale con conta dei follicoli antrali e misurazione della volumetria ovarica.

Inoltre sono previsti esami diagnostici e infettivologici di legge, stimolazione ovarica, monitoraggio ecografico e ormonale dell’ovulazione, prelievo degli ovociti, congelamento in azoto liquido (-196° C) e conservazione degli ovociti.

La criopreservazione dei gameti e dei tessuti umani ha il ruolo di mantenere inalterata la struttura e la funzione delle cellule, per un loro utilizzo nel tempo, mediante tecniche di congelamento che fanno uso di sostanze speciali (cosiddetti “crioprotettori”) per evitare al materiale biologico i danni legati alle basse temperature. Nella procreazione assistita, questo ruolo di mantenimento è essenziale, sia per la criopreservazione degli ovociti o degli spermatozoi di donatori sani o affetti da patologie che li colpiscono direttamente o secondariamente alle terapie effettuate ( chemio o radioterapia ), sia semplicemente per poter ritardare il momento del concepimento.

I principali vantaggi di questa tecnica includono:

  • Conservazione di gameti ed embrioni per uso futuro al fine di evitare la ripetizione della stimolazione ovarica.
  • Possibilità di procreare per pazienti neoplastici in attesa di chemio o radioterapia;
  •  Minor rischio di gravidanze multiple, attraverso la riduzione del numero degli embrioni freschi trasferiti.
  •  Riduzione del rischio di sviluppare la sindrome da iperstimolazione ovarica (OHSS) che rappresenta ancora oggi la più seria complicanza dei regimi di superovulazione.
  •  Parità tra i sessi nella riproduzione .
  •  Autonomia riproduttiva: decidere se, con chi e quando avere figli.
  •  Diventare madre biologica di un proprio bambino.

LA VITRIFICAZIONE COME ALTERNATIVA AL CONGELAMENTO “LENTO”

La tecnica di vitrificazione si basa sull’utilizzo di un’alta velocità di abbassamento della temperatura dell’acqua che, in concomitanza con l’uso di agenti crioprotettivi, che garantiscono una maggiore viscosità cellulare, impedisce la formazione di cristalli di ghiaccio.

Il principio alla base di questa procedura riguarda l’utilizzo di una maggiore velocità di congelamento e scongelamento ovocitario, che permette di ridurre la concentrazione di crioprotettivo necessario a proteggere le cellule dalla formazione dei cristalli di ghiaccio, riducendo il rischio di tossicità per la cellula.

A differenza quindi del congelamento classico, la vitrificazione raffredda le cellule in maniera più rapida.

Per ottenere un’altissima velocità di criopreservazione è necessario porre l’ovocita o l’embrione a diretto contatto con l’azoto liquido (LN2).

Tale procedimento, se da un lato non comporta rischi per il nascituro, comporta qualche rischio di contaminazione con batteri, funghi, virus, metalli pesanti, in contrasto con quanto stabilito dalla direttiva europea sulla manipolazione di cellule e tessuti.

Al giorno d’oggi, le indicazioni per la crioconservazione degli ovociti sono certamente in aumento.

Per molte donne il passare del tempo, motivazioni sociali ed economiche, nega loro la possibilità di diventare madri in età relativamente giovani costringendole a ritardare la programmazione di una famiglia anche oltre i quarantanni di età.

Epoca in cui si assiste ad una riduzione del tasso di fecondità ed aumento dei tassi di aborti spontanei oltre che un aumento del rischio di avere un bambino con anomalie cromosomiche come la sindrome di Down.

Crio- preservando i propri ovociti in giovane età, le donne hanno la possibilità di rinviare la propria maternità al momento più opportuno.

 PERCENTUALI DI SUCCESSO NEL MIO CENTRO DI PMA?

Età inferiore ai 35 anni.

  • Percentuale di sopravvivenza allo scongelamento: 96%
  • Percentuale di fecondazione del materiale scongelato: 97%
  • Percentuale cumulativa di gravidanza: 73%

ACIDO FOLICO E GRAVIDANZA

L’acido folico e i folati sono vitamine del gruppo B (sono infatti indicati come vitamina B9). Anche se frequentemente sono usati come sinonimi, i due termini vanno distinti:

  • il termine folato si riferisce alla vitamina nella sua forma naturale presente negli alimenti
  • l’acido folico (acido monopteroilglutammico o pteroilmonoglutammico) è la forma ossidata delle vitamina, e identifica la molecola di sintesi presente nei formulati vitaminici e aggiunta negli alimenti cosiddetti fortificati.

 A cosa serve?

Il nostro organismo utilizza l’acido folico per produrre nuove cellule. La vitamina B9, attraverso meccanismi non ancora del tutto noti, è essenziale per la sintesi del Dna e delle proteine e per la formazione dell’emoglobina, ed è particolarmente importante per i tessuti che vanno incontro a processi di proliferazione e differenziazione, come per esempio, i tessuti embrionali. Per questo, negli ultimi decenni, l’acido folico è stato riconosciuto come essenziale nella prevenzione di alcune malformazioni congenite, particolarmente di quelle a carico del tubo neurale. Inoltre, non si esclude la possibilità che possa intervenire anche nella prevenzione di altri difetti e malformazioni congenite, come la labio-palatoschisi e alcuni difetti cardiaci congeniti.

L’acido folico, inoltre, contribuisce a prevenire altre situazioni di rischio alla salute. La sua presenza abbassa i livelli dell’aminoacido omocisteina, associato al rischio di malattie cardiovascolari e infarti, anche se al momento non si può stabilire una associazione diretta tra assunzione di folati e riduzione del rischio cardiaco. 

Quanto ne serve? Fabbisogno nutrizionale e fabbisogno prima e durante la gravidanza

La quantità di folati introdotti con l’alimentazione, se varia ed equilibrata, è generalmente adeguata.

Alimenti naturalmente ricchi di folati sono, per esempio, le verdure a foglia verde (spinaci, broccoli, asparagi, lattuga), i legumi (fagioli, piselli), la frutta (kiwi, fragole e arance) e la frutta secca (come mandorle e noci). Per quanto riguarda i cibi di origine animale, il fegato e altre frattaglie hanno contenuti piuttosto elevati in folati, come pure alcuni formaggi e le uova, da consumare però in porzioni limitate e non frequenti. Bisogna inoltre tenere in considerazione che il processo di preparazione, cottura e conservazione degli alimenti può distruggere gran parte dei folati presenti nei cibi, dato che si tratta di vitamine idrosolubili, sensibili al calore, alla luce, all’aria e all’acidità.

L’assunzione raccomandata nella popolazione generale è 0,4 mg/die. Per le donne, tuttavia, il fabbisogno nutrizionale giornaliero di folati aumenta durante il periodo della gravidanza e durante l’allattamento. In particolare nelle donne in età fertile, che programmano o non escludono una gravidanza e per quelle in gravidanza, l’assunzione raccomandata è di 0,6 mg/die (poiché il feto attinge alle risorse materne) e durante l’allattamento è di 0,5 mg/die (per reintegrare le quantità perse con il latte materno).

Una riduzione dell’assorbimento di acido folico, e/o un conseguente aumento del fabbisogno, possono derivare anche dall’assunzione di alcuni farmaci (barbiturici, estroprogestinici), da un elevato consumo di alcol, dal diabete mellito insulino-dipendente, dalla celiachia, da patologie da malassorbimento o da alcune specifiche varianti di geni coinvolti nel metabolismo dei folati (metilene-tetraidrofolato-reduttasi, recettore dei folati). 

Se le donne in età fertile presentano uno di questi fattori di rischio, quindi, è necessario che assumano con particolare attenzione la vitamina nel periodo periconcezionale e parlino con il proprio medico di fiducia al fine di poter controllare e ridurre efficacemente questi fattori di rischio. Le donne che rientrano in gruppi ad alto rischio (quelle che presentano una certa familiarità con malattie del tubo neurale, o che hanno avuto una precedente gravidanza con un Dtn, o che sono affette da diabete mellito, obesità o epilessia) dovrebbero essere monitorate con particolare cura dagli operatori sanitari in quanto potrebbero necessitare di quantità maggiori di acido folico rispetto a quelle raccomandate.

È da rilevare che per lo svolgimento dell’azione dei folati nei processi di regolazione della sintesi del Dna e proliferazione cellulare è essenziale anche un adeguato apporto di vitamina B12 (nota anche come cobalamina). Questa vitamina si trova quasi esclusivamente negli alimenti di origine animale (pesce, uova, latticini, carne). Nuovi regimi dietetici che si vanno diffondendo nella nostra popolazione (per esempio il veganismo) potrebbero determinare stati carenziali potenzialmente a rischio per la salute del nascituro.

Effetti della carenza di acido folico

La carenza di acido folico nelle prime fasi della gravidanza aumenta in modo rilevante il rischio di malformazioni del feto, in particolare di difetti del tubo neurale (Dtn) come la spina bifida o l’anencefalia. Inoltre la carenza di folati potrebbe essere associata ad altri esiti avversi della gravidanza (ritardo di crescita intrauterina, parto prematuro).

Il tubo neurale è una struttura embrionale da cui si sviluppa il sistema nervoso centrale (cervello, scatola cranica, spina dorsale, ecc). Quando il tubo neurale non si chiude correttamente e completamente durante le prime settimane di gravidanza, il neonato sviluppa gravi malformazioni congenite note come difetti del tubo neurale (Dtn), di cui fanno parte la spina bifida, l’anencefalia e l’encefalocele. La maggior parte di queste condizioni sono multifattoriali e risultano quindi dalla combinazione di elementi genetici e ambientali. Non è possibile prevedere se una donna avrà una gravidanza affetta da Dtn, dato che un’alta percentuale di malformazioni si presentano in nati da donne senza alcuna familiarità con queste condizioni.

  • La spina bifida è il più frequente Dtn. È dovuta a una incompleta chiusura della parte inferiore del tubo neurale. La spina bifida comporta conseguenze anche molto diverse, che vanno da problemi che possono essere corretti con interventi chirurgici a gravi disabilità fisiche e mentali. In questo secondo caso, si possono verificare paralisi degli arti inferiori, difficoltà di controllo degli organi interni (intestino e vescica), difficoltà nello sviluppo e nell’apprendimento e ritardo mentale, talvolta idrocefalia. Nella maggior parte dei casi i bambini con spina bifida sopravvivono fino all’età adulta.
  • L’anencefalia è una condizione in cui il cervello si sviluppa in modo incompleto o non si sviluppa affatto in seguito alla incompleta chiusura della parte superiore del tubo neurale. I bambini con anencefalia muoiono prima della nascita o subito dopo.
  • L’encefalocele è una condizione in cui una parte dell’encefalo, più o meno gravemente malformato, forma un’ernia da un difetto di chiusura del cranio. L’encefalocele può avere un esito infausto e solo in una percentuale limitata dei casi si verifica un normale sviluppo psico-motorio.

Poiché il tubo neurale si chiude normalmente fra il 17simo e il 29simo giorno dal concepimento, quando cioè la donna non ha ancora accertato la sua nuova gravidanza, l’assunzione di acido folico già prima del concepimento diventa decisiva nel ridurre il rischio di sviluppare Dtn. Secondo revisioni sistematiche di letteratura, una corretta supplementazione di acido folico può ridurre fino al 70% il rischio di disturbi del tubo neurale.

Per una consulenza personalizzata, puoi contattarmi sull’ email: info@fecondazione-salerno.it oppure sul seguente recapito telefonico: 3204046905.