COSA S’INTENDE PER LEUCOCITOSPERMIA?

La presenza dei leucociti è stata evidenziata lungo l’intero tratto riproduttivo maschile e nel liquido seminale dove in condizioni fisiologiche rappresentano circa il 5% delle cosiddette “round cells “.

I tre sottotipi di leucociti sono presenti in quantità differenti nell’eiaculato, in particolare i granulociti polimorfonucleati (PMN) rappresentano il 50-60% dell’intero numero di leucociti, i macrofagi il 20-30% e i linfociti T il 5%.

Secondo l’OMS, se la concentrazione di leucociti nel liquido seminale, valutata mediante il test della perossidasi, supera il valore di 1×106/ml si è in presenza di una condizione patologica definita “leucocitospermia”.

Questa condizione colpisce circa il 20% dei maschi infertili, tuttavia in letteratura è ancora controverso e dibattuto il significato clinico di tale condizione nella patogenesi dell’infertilità maschile.

La leucocitospermia è un frequente reperto seminale, che spesso non si associa ad un quadro di infezioni genito-urinarie microbiologicamente dimostrabili; in questi casi è stato ipotizzato che i leucociti originano dall’epididimo e sembra abbiano effetti favorevoli sulla qualità del liquido seminale, giocando un ruolo importante nella immunosorveglianza e nella fagocitosi degli spermatozoi morfologicamente anomali .

Una produzione eccessiva degli stessi sembra derivare, invece, dalla prostata e riflette la presenza di un’infezione prostatica.

Mentre alcuni autori non hanno riscontrato alcun effetto dannoso della leucocitospermia sugli spermatozoi , altri invece evidenziano conseguenze negative su alcuni parametri del liquido seminale e sull’outcome delle tecniche di procreazione medicalmente assistita.

Uno dei meccanismi attraverso cui alte concentrazioni di leucociti possono alterare la funzionalità degli spermatozoi è correlato al danno indotto dai radicali liberi dell’ossigeno (ROS) prodotti dai leucociti attivati durante o dopo l’eiaculazione.

Il danno ossidativo può andare perciò a peggiorare la qualità degli spermatozoi, alterandone alcune caratteristiche come la morfologia, la motilità e la concentrazione e provocando dunque problemi di funzionalità degli spermatozoi che si riflettono sulla fertilità dell’individuo.

Sono stati condotti anche alcuni trial di trattamento della leucocitospermia mediante antibiotici assumendo che la causa della patologia fosse di tipo infettivo, ma tale terapia non ha portato ad una risoluzione della leucocitospermia e dei suoi effetti su parametri del liquido seminale.

In un altro studio un farmaco antihistamine-like, il ketotifen, ha invece migliorato la motilità e la morfologia degli spermatozoi in pazienti infertili leucocitospermici.

Secondo altri autori, la leucocitospermia influisce negativamente sugli esiti delle tecniche di fecondazione assistita ed in particolare viene messa in luce una riduzione dei tassi di fertilizzazione degli ovociti, del successivo sviluppo degli embrioni ed una riduzione dei tassi di gravidanza.

Questi dati assieme alla constatazione che vi è una maggior prevalenza di leucociti nei liquidi seminali di pazienti infertili rispetto a quella di soggetti fertili, confermano il fatto che la valutazione della leucocitospermia è un’indagine significativa nell’analisi dell’infertilità maschile.

La conta dei leucociti seminali viene eseguita in laboratorio mediante il test della perossidasi, che rappresenta il metodo standard definito dalla OMS (1999); tuttavia tramite tale tecnica si quantificano solamente i PMN e la conta risulta inappropriata in presenza di basse concentrazioni di leucociti.

La citofluorimetria invece, mediante l’utilizzo di anticorpi monoclonali, permette di quantificare e tipizzare i leucociti in modo rapido ed inoltre risulta molto sensibile a basse concentrazioni di leucociti.

Per una consulenza personalizzata, puoi contattarmi sull’ email: info@fecondazione-salerno.it oppure sul seguente recapito telefonico: 3204046905

Leave a Comment: