FECONDAZIONE ETEROLOGA: TRA SOGNI E TIMORI

Moltissime coppie lottano per diventare Mamma e Papà.

Un percorso fatto di tanti, immensi, “momenti di passaggio”, dalla PMA omologa a quella eterologa. 

Spesso viene vissuta come una ‘resa’ alla propria incapacità di procreare.

La coppia, spesso, si trova a dover elaborare un secondo lutto.

Non solo quello nei confronti della propria capacità di procreare, ma anche quello nei confronti del proprio DNA.

Si tratta di un processo faticoso, che trascina con sé un universo di paure.

Sono emblematici, in questo senso, i sogni comuni a tante donne che si avvicinano alla PMA.

Sognano di prendersi cura di animali bisognosi, spesso piccoli gattini feriti o abbandonati.

Oppure di essere “tradite o lasciate” dal marito nel passaggio dalla PMA omologa all’ovodonazione.

Soprattutto quando tale passaggio risulta essere più faticoso emotivamente.

“Non mi somiglierà”: È questo uno dei primi timori di fronte alla scelta eterologa.

Alternato a quello che non somiglierà all’uomo che ama (nel caso di PMA eterologa con donazione di seme maschile).

La paura di non riconoscere il proprio figlio svanisce, la maggior parte delle volte, dopo la prima ecografia.

Tende a diventare una sfumatura.

Grazie alle risorse interiori della donna e della coppia che possono fare da cuscinetto e supporto a tutti questi vissuti.

Senza dimenticare l’epigenetica, il bagaglio di caratteristiche “aggiunte” che prescindono dal patrimonio genetico.

I bambini cresciuti nel pancione delle loro mamme finiscono per somigliare loro comunque.

Senza dimenticare il profondo lavoro psichico di accoglienza e intimità che ogni mamma pian piano crea con il proprio bimbo.

Inizia a vederlo in ecografia e man mano sente che è davvero lì, che è arrivato, che si è riusciti a realizzare quel progetto generativo.

Donna e uomo hanno un modo diverso di sentire l’eterologa: la donna, anche inconsciamente, sente molto il peso del fallimento maschile.

E questo può portare a rabbia, frustrazione e abbandono.

Quando invece è lei stessa ad avere problemi di fertilità, è più frequente che abbia bisogno di elaborare quello che vive come un tradimento.

Sente di non essere riuscita a funzionare e si colpevolizza.

Oltre al fatto che è sempre la donna a doversi sottoporre a importanti cure mediche e indagini specialistiche.

Questo non fa che intensificare ancora di più le emozioni di ‘sacrificio’ psicofisico legate alla PMA.

L’uomo tendenzialmente vive la PMA più serenamente. Anche se c’è una grande variabilità, in base alla personalità e alle dinamiche di coppia.

Nell’uomo con problemi di fertilità il dolore si muove su due binari.

Da una parte la frustrazione di non poter diventare padre, dall’altra quella di non riuscire a far diventare madre la propria compagna.

Per questo spesso l’uomo vive l’approdo all’eterologa quasi come una liberazione. 

Ed è più difficile che la avverta come un tradimento.

Io credo che senza l’unione di entrambi, della coppia, di sicuro i gameti non riuscirebbero ad incontrarsi.

Il fulcro di tutto è l’amore.


Seppure siano figli di eterologa, la bellezza del desiderio di genitorialità che induce a cercare una gravidanza attraverso la scienza è che dal momento in cui quel test casalingo risulta positivo, da quando le Beta hCG sono positive, anche il genitore ‘sterile’ ama il bambino. 

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